Katia Bovani

Lettori e autori impegnati nel fact checking

AI scrittura libri

Il fatto è noto

Alcune grandi piattaforme digitali hanno deciso di rinunciare al fact checking e alla promozione della DEI (Diversity, Equity, Inclusion), sacrificando il controllo della qualità e della veridicità dei contenuti in nome di strategie aziendali.

Ed è qualcosa che, come lettori e autori, ci lascia tutti in una posizione scomoda dal momento che
👉 si amplificano i rischi di disinformazione
👉 il fenomeno delle hallucinations nei testi generati dall’AI diventa ancora più pericoloso.

Ma andiamo con ordine.

Disinformazione e hallucinations nell’AI sono problemi reali?

Beh, la disinformazione non è certo un tema  nuovo.
Ma la sua attuale diffusione e la potenziale capillarità sono senza precedenti. Del resto, la combinazione di modelli di intelligenza artificiale avanzati  con piattaforme social prive di filtri, rende il falso facilmente circolabile sotto mentite spoglie.

E, talmente sono “mentite” le spoglie del falso che possono serenamente passare per verità, specie se ad affermarlo è l’AI, strumento cui l’immaginario collettivo attribuisce il valore dell’ordalia.

Per esempio, l’AI può generare un testo apparentemente autorevole che afferma: “Il 90% delle emissioni di CO2 proviene dall’agricoltura.”
Credibile, questa affermazione, vero? Sì, ma tutta inventata.
Tuttavia, senza senza strumenti di verifica, diventa estremamente difficile per un lettore di media cultura  distinguere il vero dal falso.

E per quanto riguarda l’hallucinations, cioè le ipotesi in cui l’AI genera contenuti inesatti o letteralmente inventati?

Ebbene, questo fenomeno si deve al fatto che  i modelli di AI non “capiscono” realmente ciò che scrivono. Funzionano identificando pattern nei dati di addestramento e, per questa via,  possono colmare lacune inventando informazioni che sembrano plausibili.

Un esempio.
Osserva le foto n.1 e n.2 .
Ho chiesto a Chat GPT chi fosse l’autore di un libro dal titolo (improbabile, ma la fantasia umana non conosce limiti) “Le tre teste del domani” e ho precisto a questa AI di rispondere senza cercare sul web, quindi, utilizzando i “soli” dati di addestramento.

Guarda con quale slancio deciso mi ha risposto trattarsi di un racconto di ( niente meno che ) Federico Fellini scritto nel 1986. Ed è così convinta della veridicità di questa informazione che mi esorta a chiederle ulteriori lumi,  la fedifraga!

Ma basta chiedere le fonti e Chat GPT vacilla e, come tutti i primi della classe, davanti a un “fiasco” conclamato, si gioca la carta che potrebbe non esser tutta colpa sua: mi precisa che, non potendo cercare in internet, non può verificare ulteriormente.
A questo punto, la autorizzo a ricorrere al web ed è a questo punto che l’AI ammette di non trovare fonti a suffragio della sua invenzione.

Il vuoto lasciato dal fact checking

Inutile negarselo.
Questo vuoto avrà implicazioni profonde. Se finora il fact checking ha, più o meno e in vario modo, assolto la funzione di argine, da ora in poi saremo esposti a tre grandi rischi:

  • Amplificazione della disinformazione
    Contenuti falsi potranno diventare virali, influenzando decisioni personali, sociali e politiche.
  • Erosione della fiducia
    Non si tratta di essere complottisti, ma quando non sa di chi fidarsi, l’Uomo tende ad assumere ogni informazione come sospetta.
  • Polarizzazione sociale
    In un clima del genere, le masse e il consenso si sposteranno attestandosi su blocchi contrapposti, alimentando divisioni basate su falsità.

Ecco, allora, che si pone il tema dei temi.
Per affrontare questa nuova realtà, è necessario un approccio pratico e strategico.
È necessario agire sia come lettori critici che come autori consapevoli, riconoscendo il nostro ruolo attivo nel mantenere l’integrità delle informazioni.

La domanda è: come farlo?
Proviamo a lanciare una proposta
.

Come difendersi in veste di lettori

Non so se sei d’accordo e preciso che ogni indicazione è implementabile (anzi, benvenute altre idee!), ma inizio la partita mettendo sul piatto queste quattro modalità.

A) Diventa un lettore davvero critico

Non è semplice, specie nei primissimi tempi, ma puoi procedere per step e, precisamente:

  1. Sviluppa competenze di lettura critica
    Non accettare passivamente ogni contenuto: verifica, analizza e poni domande.
  2. Verifica le fonti
    Cerca l’origine delle informazioni in fonti autorevoli, come pubblicazioni scientifiche o istituzionali.
  3. Analizza il tono
    Diffida di testi che utilizzano linguaggi troppo emotivi o manipolativi.

⚡A questi scopi, ti suggerisco uno strumento utile, cioè la piattaforma Google Fact Check Explorer .
Ti aiuterà a verificare la veridicità delle notizie.

B) Sostieni progetti indipendenti di fact-checking

I social abbandonano il fact checking? Beh, sai che c’è?
Possiamo farlo noi.
In assenza di meccanismi interni alle piattaforme, possiamo sostenere iniziative esterne.

⚡Seguiamo, doniamo o collaboriamo con progetti legali ( ci tengo a sottolinearlo) come Facta.news, Full Fact e Poynter Institute.

C) Condividi con responsabilità

Ricorda, l’AI non è il male dei mali. È l’intenzione con cui viene usata a fare la differenza.
Anzi, può diventare un’alleata, se utilizzata eticamente, per verificare l’accuratezza dei contenuti.

⚡ Ecco chi può aiutarci in questa operazione:

  • ClaimBuster
    Analizza affermazioni per verificarne la veridicità. Si tratta di una community di Scienziati e studenti dell’IDIRE Department of Computer Science presso l’Università del Texas, Arlington
  • Snopes
    Una delle piattaforme più note per il fact-checking. La sua caratteristica? Osserva bene il suo modo di lavorare e la scoprirai da sola/o.

D) Educa e sensibilizza

Non ci viene richiesto un impegno full time. Soltanto piccoli comportamenti nei lugohi reali o virtuali che frequentiamo.
Ogni comunità può essere campo di azione del fact checking per far sì che i suoi membri siano capaci di riconoscere la disinformazione e agire per contrastarla.
E non dimentichiamoci i nostri bambini, i nostri adolescenti: sono gli adulti del futuro.

Non siamo impotenti. Con un approccio proattivo e collettivo, possiamo difendere l’integrità dell’informazione e ridurre l’impatto della disinformazione, anche nell’era dell’AI.

La prossima settimana ti condividerò qualche idea su come possiamo difenderci in veste di autori.

Ma ora ti domando il tuo contributo a costruire una comunità informata e consapevole.

Tu come ti difendi dalla disinformazione?

Hai strumenti o strategie che usi quotidianamente?

Hai idee, ma non sai come trasformarle in una strategia di contenuti vincente? Contattami: insieme possiamo costruire il futuro della tua comunicazione. Anche con l’AI, ma consapevolmente e in modo etico .



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Katia Bovani

Mi chiamo Katia Bovani e sono un editor, ghostwriter e writing trainer, aiuto le tue parole a diventare i tuoi testi. Quello per la lettura e la scrittura è un amore nato prima dell’età scolare per emulazione, diventato potente nella gioventù quando si è arricchito degli aspetti etimologico-linguistici e ora, nella maturità, è irrinunciabile.