Come promesso la settimana scorsa, ecco la seconda parte di questo articolo in cui, insieme, passeremo in rassegna altre esitazioni o dubbi che possiamo provare quando ci accingiamo a scrivere.
Te ne ho voluto ( e voglio continuare a ) parlartene perché non sei il solo a provarle o porteli.
Anzi, sono molto comuni.
E, se per un verso denotano umiltà e senso critico, dall’altro non devono diventare pensieri limitanti.
Scrivere è un’esperienza troppo intensa per privarsene!
“Ma io non sono all’altezza…”
Di solito, questa frase me la sento e la vedo pronunciare con un filo di voce e gli occhi bassi.
La scrittura creativa è libertà ed è per questo che la mia risposta è sempre la stessa, secca e perentoria: “E chi lo dice??”
La reazione è uno sguardo vago, di occhi che vanno cercando in qua e in là appigli e conferme all’assunto di partenza.
Quando ti senti cogliere da questo picco di disistima nei tuoi stessi confronti, ti suggerisco di porti queste semplici domande:
- All’altezza di che cosa?
Non ti senti all’altezza di scrivere in sé e per sé?
Beh, non voglio rischiare di sembrarti riduttiva, ma sappi che quando scrivi la lista della spesa, stai narrando del tuo rapporto con l’approvvigionamento. In essa racconti cosa rappresenti, per te, il cibo: sopravvivenza, piacere, attesa, cura, dovere e mille altre cose tutte racchiuse in quella semplice lista.
Non ti senti all’altezza delle tue stesse aspettative?
Chiediti quali siano e da dove provengano.
È il senso di inadeguatezza che permea ogni aspetto della tua vita?
Sappi che, con un buon training, la scrittura è una potentissima alleata nel superamento di questo stato emotivo.
Senti che non potresti riuscire a scrivere perché hai attraversato alcuni fallimenti?
Ti dirò, almeno una volta nella vita siamo caduti tutti facendoci molto male.
O perché avevamo calcolato la distanza per eccesso o per difetto oppure perché la rincorsa presa è stata insufficiente…
Insomma, è accaduto.
Ma la voglia di vivere ha avuto il sopravvento. Sempre e ci siamo rimessi in gioco.
Perciò, non sei diverso da tutti noi.
Inizia proprio da qui: scrivi di come ti sei rialzato ogni volta, di cosa hai imparato, di quello da cui ti sei liberato e delle buone cose che, alla lunga, hai intravisto.
2. All’altezza di chi?
Del cugino dell’ex fidanzata di tuo fratello che ha vinto il premio letterario della contrada “X” Edizione 2001?
Tieni presente che la scrittura non è un campo di battaglia nel quale misurare la forza.
Tu sei la pietra di paragone della tua scrittura.
Puoi migliorarla, certo.
L’esperienza di editor e ghostwriter mi ha portata a definire due tipi di training specifici per raffinare la tecnica della scrittura creativa e per acquisire consapevolezza delle proprie parole
Portarla a un livello tecnico più raffinato, cioè acquisire maggiore conoscenza della lingua e dei suoi costrutti così da crearne di corretti, adeguati affinché il tuo pubblico ti comprenda.
Oppure puoi diventare più consapevole dei tuoi mezzi espressivi, vale a dire affrontare e conoscere le tue parole in maniera da approfondire la percezione del tuo perimetro di senso.
Perché tu sei le parole che utilizzi.
Se le tue parole ti piacciono, allora ti piaci anche tu.
Ma se cogli una dissonanza tra ciò scrivi e ciò che senti di essere, significa che non sei pervenuto alla piena comprensione della tua area di senso ovvero quello che sei.
Perciò se avverti un campanello d’allarme di questo tipo, non temere e non entrare nel loop “ho qualcosa che non va”.
Semplicemente non hai ancora focalizzato la percezione di te. La buona notizia è che puoi farlo anche acquisendo consapevolezza delle tue modalità di comunicazione e di espressione verbali.
Perciò, l’unica persona alla cui altezza puoi e devi essere sei tu.
Solo ed esclusivamente tu.
“Mi sento in colpa perché…”
Devo essere sincera: queste cinque parole provengono più spesso da noi donne che dagli uomini compresi quelli che riconoscono la preponderanza, in sé, del proprio lato yin.
Forse perché la donna rappresenta a se stessa l’idea della responsabilità sociale derivante dal ruolo come strettamente legata alla sfera della disapprovazione morale di fronte a sè e, ancor più, dinanzi alla società.
Ma, qualunque ne sia il motivo, la maggior parte della autrici che ho seguito hanno posto l’accento sul senso di colpa
- perché percepivano il tempo dedicato alla scrittura come sottratto ai figli, alla casa, al coniuge e alle incombenze familiari
- perché, vivendo situazioni personali complesse o dolorose, si concedevano di trovare sollievo nella scrittura mentre il resto del proprio mondo continuava a soffrire
- perché la scrittura assorbe energie in un’attività che il proprio nucleo familiare ritiene “inutile” ed esplicita chiaramente oppure mormora questa supposta inutilità.
Se anche tu “ti senti in colpa perché…”, sappi che
1. per adempiere bene i tuoi ruoli di genitore, coniuge, nutrice, etc. devi stare bene con te.
Se ti poni sotto pressione per rispondere alle esigenze dei figli, del partner, delle incombenze quotidiane senza respirare, finirai per esplodere o per implodere fino a somatizzare il tuo malessere.
La vita non esige brave soldatine semplicemente perché non vuole incasellarci dentro ruoli precisi e insuperabili.
La vita vuole consapevolezza di se stesse, della propria visione, degli obiettivi e dei percorsi per raggiungerli.
Solo questo ci aiuta a declinare i nostri comportamenti nelle realtà in cui abbiamo deciso di inserirci o in cui siamo chiamate a calarci.
Nulla più.
2. trovare sollievo in qualcosa o in qualche modo non significa essere insensibile verso gli altri.
Al contrario,
Vuol dire amarli profondamente perché senza le energie buone e necessarie non possiamo essere di aiuto a chi ci preme.
Se esauriamo anche la riserva delle risorse e non ci concediamo di curarle, alimentarle, accudirle…sarà molto difficile partorire l’idea giusta al momento giusto o reggere psicologicamente e materialmente ai periodi di stress.
Volere bene a se stesse non è egoismo, ma il presupposto per volere bene a chi ci sta accanto.
3. ciò che è inutile per te può essere indispensabile per me.
Per quanto ci sembri impossibile o strano, ancor prima che legati da un rapporto sentimentale e/o parentale, i componenti di un nucleo familiare sono singoli individui e persone portatrici dei propri bisogni, necessità, desideri, visioni e istanze.
In una parola, la famiglia è un insieme di singoli ego uniti tra loro da affezione o da qualunque altro sentimento.
Come in qualsiasi altro contesto sociale, anche i familiari, nel pensare a se stessi e ai propri bisogni, corrono il rischio di debordare imponendo i propri desiderata come prioritari rispetto a quelli altrui.
E quando accade, perché tale status continui, è necessario declassare il bisogno altro al rango di “non necessario”, destinato a trapassare nell’area dell’ “inutilità” quando il portatore del bisogno concorrente cerca di soddisfare la propria esigenza.
Che tu sia madre o padre, non importa.
Può ben darsi che la scrittura possa essere considerata inutile da tua figlia o dal tuo partner.
Ma presta attenzione al senso di questa inutilità: riconoscila, quando è il caso, come frutto di una valutazione esclusivamente pro domo propria e…manifesta un silenzioso, ma fermo disinteresse per l’opinione di chi te la manifesta
Non mettere in discussione la tua necessità di scrivere.
Soprattutto, non giustificarti.
Al più, racconta e spiega il modo in cui la scrittura ti regala benessere, serenità e soddisfa le tue corde emotive.
Chissà che tu non riesca a contagiare proprio quel familiare riottoso.
“Meglio da soli o…”
Tranne in alcuni casi in cui la natura del progetto richiede una coralità, di solito la scrittura è una traversata in solitaria.
Ma è anche un’attività umana che muove un mondo dal quale non puoi rimanere lontano.
E non perché se ne resti lontano non sei in grado di scrivere. Affatto.
Ma perché arricchisce la tua esperienza di autore.
Un bravo scrittore è un forte lettore che trae ispirazione proprio dalla lettura.
In ogni città esistono gruppi di persone che mettono il libro al centro della loro attività.
Ad esempio i gruppi di lettura dove, di solito, viene scelto un libro che i componenti leggeranno nel loro privato per poi condividerne il contenuto parlando dei temi affrontati, delle emozioni provate.
Condividere un testo alimenta il confronto, il dibattito e la nascita delle idee e tutto questo è proficuo per la mente, sì, ma anche per il cuore.
Avrai la sensazione di aver letto quello stesso libro in tante forme diverse quante sono le persone con cui ne parlerai.
Oppure puoi optare per un circolo dove si pratica la lettura di gruppo. È un’occasione per immergersi completamente nel testo e per esercitarsi sia a concentrare l’attenzione sulle parole e sui costrutti sia a percepire le emozioni altrui.
E poi, i social sono una miniera di gruppi dedicati alla lettura e alla scrittura.
Scegline alcuni che reputi adatti al tuo sentire e iscriviti.
Partecipa ai confronti.
Proponi opere, autori, temi.
Confronta gli stili di scrittura.
Accetta indicazioni e regalane di tue: scoprirai che si tratta di un’ottima palestra per esercitare il gusto della scelta e della condivisione.
Fai parte di LinkedIn? Ti consiglio di iscriverti a Il Club del Libro, un gruppo particolarmente attivo e ricco di proposte in ambito lavoristico, leadership, marketing, comunicazione, neuromarketing, branding.
Non solo. Se ami la psicologia, la narrativa, la filosofia puoi attingere all’indicazione di testi importanti.
Se, invece, sei un appassionato di Facebook, Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri è il luogo virtuale giusto in cui entrare (accettando le sue regole, peraltro assolutamente condivisibili in quanto di buonsenso, educazione e buongusto).
La ricchezza delle sue proposte e dei commenti ti consentirà non solo di attingere a una vastissima scelta, ma anche di partecipare a un interessante confronto di idee e suggerimenti.
Ecco, questi sono i principali dubbi che incontro.
Ogni esitazione è legittima.
Ma non bisogna perdere di vista che la spinta alla scrittura è una spinta verso la creatività e, quindi, verso la vita.
Verso la parte bella della vita.
Quella che non puoi perdere negandotela.
Se percepisci che la tua scrittura non fluisce o subisce il tuo stesso blocco, contattami: lavoreremo insieme ad un training personalizzato perché la tua creatività si manifesti con le tue parole.