Già, quanti tipi di testo possiamo enumerare?
Fughiamo subito il campo da un’illusione: per questo interrogativo non esiste una risposta numericamente esatta.
Ed è fisiologico sia così.
Sul piano fenomenologico, il testo non è statico. Al contrario.
Il dinamismo è un gene che fa parte della sua struttura dal momento che un testo esprime e riflette, in modo progressivo e speculare, la dinamicità della società.
La velocità con cui i costumi si evolvono favorita, senz’altro, dalla globalizzazione social, fa sì che l’Uomo si trovi all’interno di un “contenitore” nel quale la cultura sia soggetta a repentini cambiamenti, mentre le abitudini corrono dentro la giostra della “formazione-abbandono-formazione”.
L’evoluzione continua della lingua è solo una delle inevitabili conseguenze della liquidità socio-culturale ed è in questo alveo di “innovativa trasformazione” che il testo cambia pelle e qualità.
Perché, il testo – teniamolo ben presente – è un prodotto linguistico volontariamente formato dall’uomo per comunicare con i suoi simili.
E poiché la lingua muta al cambiare della società, anche la comunicazione subisce lo stesso destino.
Ciò detto, possiamo individuare due macrocategorie, vale adire quella dei testi parlati e quella dei testi scritti e, all’interno di quest’ultima, i tipi di testo di cui leggerai nei prossimi paragrafi
Testo parlato e testo scritto
Non è un segreto che da sempre si dibatta sulla maggior dignità del testo scritto rispetto a quello parlato.
Ma è veramente così oppure il testo parlato è vittima di una serie di pregiudizi?
Analizziamo i principali argomenti contra la lingua parlata:
a) la lingua scritta è la lingua parlata messa per iscritto.
b) la lingua scritta è la bella forma della lingua parlata.
c) la lingua scritta e lingua parlata sono funzionalmente dipendenti.
Beh, ci sarebbe qualcosa da ribattere.
Innanzitutto, recenti studi paleontografici danno atto che l’osso ioide – l’unico osso nell’apparato vocale umano e che consente l’ancoraggio della lingua – ha fatto la sua prima comparsa nell’anatomia dell’Uomo di Neanderthal, mentre l’area cerebrale detta “di Broca”, deputata al linguaggio, ha trovato il suo primo sviluppo nell’Homo sapiens.
Entrambe le specie sono collocabili nel Paleolitico iniziato, a seconda delle aree geografiche di comparsa circa 300.00-200.000 anni fa e concluso tra i 40.000-35.000 anni fa.
Tenendo ben presente quest’ultima datazione, v’è pure da dire che la prima forma di scrittura praticata in Mesopotomia in forma pittografica, risale a circa 5.500 – 5300 anni fa. La prima forma di alfabeto fonetico e consonantico è attribuita ai fenici circa 3.000 anni fa.
Dunque, è proprio la filogenesi (cioè lo studio dell’origine e dello sviluppo di una specie in modo da stabilire relazioni tra specie ataviche e specie conosciute) a raccontarci che la lingua parlata ha fatto la sua comparsa nel nostro mondo tra 250.000 e 30.000 anni prima di quella scritta.
Ciò che è indubbiamente vero riguarda le differenze tra i due sistemi di testo:
- Il testo parlato ha la caratteristica dell’immediata prontezza del feedback dal momento che si utilizza nella comunicazioni tra presenti, mentre il testo scritto ha, per destinatari, persone lontane dalle scrittore il quale non può contare sull’effetto di ritorno delle sue parole.
- Il testo scritto richiede una forte progettazione non solo dal punto di vista strutturale ( sintassi, consecutio temporum, corretto uso dei pronomi e delle aggettivazioni), ma anche sul piano linguistico nell’ambito del quale occorre utilizzare un deciso calibro che- limiti elementi extralinguistici (se non, addirittura, li escluda: ad esempio “quello lì non mi è simpatico)- sia teso a utilizzare vocaboli specifici per specifici concetti ( se voglio esprimere che due cose sono perfettamente coincidenti tra loro dovrò usare l’aggettivo “identiche” e non “uguali” stante che la nozione racchiusa nel termine “uguale” ha portata generica )
- Il testo parlato beneficia di una minore strutturazione e può far benissimo ricorso a una maggiore colloquialità. Rilevante è anche l’uso di fattori extralinguistici dato che la lingua parlata può contare sull’importante ruolo della- prosodia che, tramite il ritmo, l’accento e la durata assurge a vero e proprio componente del significato intrinseco alla concatenazione di parole pronunciate- gestualità: quante volte, un gesto della mano conclude una frase pronunciata solo a metà…?- mimica facciale
- Per sua natura, il testo scritto non può usufruire della leva vocale e corporea le cui veci nello scritto vengono svolta da segni grafici quali la punteggiatura ( che ha anche una valenza prosodico) oppure attraverso lo stile del font scelto ( grassetto, corsivo, etc.)
- Il testo scritto è modificabile in maniera tale che la formulazione originaria sparisca.
Quello parlato non gode di tale prerogativa: se, parlando con scarsa riflessione, diciamo qualcosa di inesatto o – peggio – di inappropriato od offensivo, al massimo possiamo rettificare, ma il messaggio originale non si cancellerà mai dalle orecchie e, quindi, dalla memoria di chi ci ascolta.
Ecco, queste sono i più vistosi punti di divergenza tra lo scritto e il parlato.
Ma non si tratta di differenze qualitative e, quindi, tali da attribuire maggior dignità all’uno o all’alto.
Sono differenze che incidono sul momento esecutivo di un testo.
Correggo uno scritto? Intervengo sulla sua esecuzione.
Parlando faccio un uso disinvolto dei pronomi “lei/lui”? Ebbene, ciò accade nella fase in cui eseguo l’atto del parlare.
Dunque, nessuno dei due tipi di testo può incoronarsi imperatore.
Entrambi godono della stessa dignità e assolvono funzioni complementari alla comunicazione umana intesa tout court.
Cosa diversa è la varietà interna alla categoria del testo scritto che corre sul filo della qualità e della struttura del testo.
Testi illustrativi
“ Di fronte alla Cattedrale Santa Maria, in asse con la sua facciata, fu costruito il Battistero dedicato a San Giovanni Battista, fondato nel 1152 su progetto di Diotisalvi.
L’edificio di stile romanico, che presenta forti reminiscenze della Moschea della Roccia e della Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ripropone la stretta relazione tra l’architettura pisana e l’Oriente. Il monumento, che è il più grande Battistero d’Italia, era destinato ad accogliere e custodire la fonte battesimale dei Pisani, e in origine aveva un’apertura sul soffitto attraverso la quale filtrava luce. A differenza di battisteri più antichi, l’apertura non serviva però a raccogliere acqua piovana nella fonte perché all’epoca il rito era ormai simbolico e per battezzare si ricorreva già a piccole vasche disposte lungo il fonte” .
Ecco, questo è un esempio di testo illustrativo.
Questa tipologia testuale si utilizza per descrivere una situazione, un momento, un luogo, etc. ed è caratterizzata da una costruzione molto essenziale, quasi asciutta.
Lo sguardo dell’autore sulla realtà che è chiamato a illustrare è, quanto più possibile, neutro con lo scopo di conferire una sorta di oggettività alla descrizione.
Ciò non toglie l’inserimento di parole mirate a evidenziare le qualità del contesto di cui si scrive.
Naturalmente, con una sorta di ossimoro stilistico, quanto più la descrizione è asciutta, tanto più risaltano gli indici di rilevanza del contesto oggetto di scrittura.
Testi regolativi
Sono quelli con cui maggiormente abbiamo a che fare: dalle istruzioni dell’aspirapolvere ai “bugiardini”, dal regolamento di una polisportiva fino a un decreto legge.
La loro tipicità consiste nel fatto di contenere norme di comportamento o prescrizioni alle quali si chiede, si consiglia, si intima di attenersi.
Dunque, a seconda della ratio e dello scopo cui la regolamentazione è orientata, il testo potrà essere costruito con un tono:
- impersonale e coercitivo: “Rispetta la legge”
- esortativo: “Sui mezzi di traposto pubblico si indossi la mascherina”
- non del tutto impersonale, ma fermo e non equivocabile : “Ed infatti, mentre tutti gli altri diritti costituzionali sono reciprocamente bilanciabili, il diritto alla vita è l’unico diritto qualificato come assoluto, dunque, destinato a prevalere sempre sugli altri, poiché precondizione per il godimento di tutti i diritti” (2).
Una menzione a parte riguarda il testo burocratico ben noto per la sua ampollosità, le ridondanze e i costrutti ampi nonché densi di intersezioni. Per lo più difficilmente comprensibile rischia di diventare oscuro quando l’autore lo utilizza per conferire livello siderale al proprio testo.
A questo proposito è bene rammentare che la chiarezza è la madre di ogni testo comprensibile la cui altezza letteraria o anche solo espositiva non coincide con un saggio di bravura nel comporre periodi densi di subordinate, bensì nel merito del contenuto quando espresso con disinvolta proprietà dello strumento linguistico e della materia trattata.
Testi narrativi
Siamo all’interno della nostra amata scrittura creativa.
Storie, narrazioni, personaggi che dialogando si muovono e si trasformano.
È il regno della fantasia, dell’immaginazione, dell’intreccio, della suspense, della catarsi dove tutto può accadere ed essere raccontato per immagini, metafore, allegorie e similitudini.
Il testo narrativo è la prateria su cui corre la creatività dell’autore con tutto il peso della sua scrittura e del suo stile.
“Charles Walker si trastullò per qualche secondo con i fogli che aveva di fronte a sé, poi tornò ad assumere un’espressione distante. Tamburellò sul manoscritto con l’indice della mano destra e guardò in un angolo della stanza, lontano da dove sedevano Stoner e Katherine Driscoll, come se stesse aspettando qualcosa”.
Lo hai sicuramente riconosciuto: è John Williams nel suo capolavoro “Stoner”.
Testi argomentativi
La scrittura argomentativa ( nell’ambito della quale si distinguono la scrittura scientifica, giuridica e accademica) è quel tipo di scrittura con cui l’autore presenta una propria tesi e, seguendo un percorso logico- argomentativo ben preciso e strutturato, indica
- le ragioni a sostegno della sua tesi ( argomento di prova)
- gli argomenti contrari, ove esistenti
- confuta le ragioni contrarie
- dimostra la fondatezza della propria tesi
Quando leggi un saggio, un articolo, una tesi di laurea stai leggendo un testo argomentativo.
Eccone un ottimo ( e ottimamente costruito) esempio.
“Qualche anno fa avrei detto che l’apertura di un Blog personale è una grande strategia a medio/lungo periodo, oggi non sono più convinto che questa sia la migliore soluzione per chiunque.
Vediamo cos’è successo negli ultimi anni.
Il Blog è sempre più difficile da posizionare nel luogo in cui ha sempre dominato, nei motori di ricerca. Soprattutto nel deus ex machina, l’artefice delle fortune di qualsiasi ricerca nel web: Google. Ciò non significa che i contenuti siano impossibili da posizionare tra i primi tre risultati, ma che la concorrenza è davvero potente e organizzata. Tuttavia, c’è ancora una chiave di ricerca che è semplice da posizionare nei primi risultati: il tuo nome e cognome, oppure il nome della tua azienda.
Il Blog non soffre solo nella search, ma soprattutto sui social. È davvero difficile convincere le persone a spostarsi fuori dalle piattaforme, oltretutto questa pratica non gode della benevolenza dei modelli matematici che governano la nostra visibilità.
Il Blog è il luogo in cui risiedono contenuti testuali più lunghi e articolati rispetto ai tipici “messaggi di stato” dei social, essi richiedono più tempo, più analisi e una maggiore preparazione. Comportano un maggiore dispendio di energie ma in cambio; se ottieni un nutrito pubblico che li legge, hai una maggiore forma di riconoscenza e diffondi una migliore percezione di chi sei o della tua preparazione. Quando succede questo, è facile ottenere risposte alle tue “chiamate all’azione”, una maggiore richiesta di preventivi o l’iscrizione alla newsletter.
Vale ancora la pena aprire un Blog personale?
Viste le premesse appena esposte, NON sono più per consigliare l’apertura del Blog a chiunque. Lo legherei alla presenza di un obiettivo e ad una predisposizione naturale.”
Si tratta di un articolo che Riccardo Scandellari – uno tra i più importanti, contemporanei esperti in strategia di marketing, lead generation e content strategy – ha scritto e pubblicato sul suo blog pochi giorni fa e che mi ha colpita per la sua forte strutturazione argomentativa.
Osserviamola più da vicino.
- TESI : <<(…) oggi non sono più convinto che questa [ l’apertura di un blog] sia la migliore soluzione per chiunque.”
Attenzione. L’asserzione enunciata ( e di cui Riccardo Scandellari intende dimostrare fondatezza e validità) non è espressa in valore assoluto, bensì relativo.
L’autore ci avverte, che aprire un blog non è quanto di meglio chiunque possa fare, ma lo è solo per alcuni.
Quindi, la tesi da dimostrare si compone di due segmenti il secondo dei quali è legato al primo da un nesso di consequenzialità.
Il primo segmento, posizionato “in taglio alto”: “Aprire un blog non è la scelta migliore per chiunque”.
Il secondo segmento, posizionato “in taglio basso”: “Aprire un blog è la scelta migliore solo per le persone che hanno un obiettivo e una predisposizione naturale [n.d.r alla scrittura]”.
- PRIMO SEGMENTO, ARGOMENTI A FAVORE:
– “Il Blog è sempre più difficile da posizionare nel luogo in cui ha sempre dominato, nei motori di ricerca. Soprattutto […] Google”
– “ Il Blog non soffre solo nella search, ma soprattutto sui social. È davvero difficile convincere le persone a spostarsi fuori dalle piattaforme, oltretutto questa pratica non gode della benevolenza dei modelli matematici che governano la nostra visibilità.”
– “Il Blog è il luogo in cui risiedono contenuti testuali più lunghi e articolati rispetto ai tipici “messaggi di stato” dei social, essi richiedono più tempo, più analisi e una maggiore preparazione. Comportano un maggiore dispendio di energie…”
2. SECONDO SEGMENTO, ARGOMENTI (PROVE) A FAVORE:
– “Il Blog è il luogo in cui risiedono contenuti testuali più lunghi e articolati rispetto ai tipici “messaggi di stato” dei social, essi richiedono più tempo, più analisi e una maggiore preparazione.”
La fondatezza della tesi complessiva è confermata sulla base dello sviluppo logico- argomentativo che si rivela essere il seguente:
- Il blog non è la scelta migliore per chiunque perché il suo posizionamento sul web (specie su Google) è difficile, perché soffre nei social, perché abbisogna di testi lunghi e articolati per la cui scrittura occorrono tempo, energie, capacità di analisi e preparazione.
- Non tutti hanno il tempo, le energie, la capacità di analisi e la preparazione per scrivere tesi lunghi e articolati che possano affrontare le difficoltà nella search, sfidare gli algoritmi
- Il blog è la scelta migliore solo per chi ha quel tempo, energie, capacità di analisi e preparazione.
La scrittura.
Un mondo che più lo si guarda e più se ne rimane affascinati.
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