Già, ma …cos’è il “disegno di ricerca”?
La ricerca non è un parto creativo della mente. Men che meno, artistico.
Il suo linguaggio non è quello della scrittura creativa
Non lo è neppure quando l’uomo o la donna di scienza sono dotati di quella particolare luce interiore che consente loro di intuire prima ancora di conoscere.
E, ti assicuro, che ho avuto il privilegio di conoscere due persone di Scienza fortemente dotate, dalla Natura, di questa inconfondibile ( e, spesso, irraggiungibile) vena artistica.
La ricerca risponde a un principio strutturale perché, prima di venir condotta, dev’essere architettata ( e laddove c’è approccio architettonico, il linguaggio base è quello della scrittura argomentativa)
Al pari di ogni progettazione ideale, anche quella afferente la ricerca si compone di una serie di linee guida con cui l’autore procede per rispondere a quesiti di ricerca, appunto.
Dunque, posta/e la domanda/e di indagine, stabiliti l’approccio di ricerca, le modalità di selezione del campione, i metodi e gli strumenti, il ricercatore può stendere la rappresentazione grafica dell’architettura nel cui ambito si potrà rispondere a quella/e domanda/e.
Proprio per queste ragioni, il disegno di ricerca si articola nelle fasi che passo a elencare.
Domanda di indagine
È il quesito di ricerca destinato ad assolvere non soltanto il ruolo interrogativo, ma anche quello di direzione finalistica dell’indagine stessa.
La sua formulazione si svolge all’insegna di tre requisiti:
- specificità: porsi una domanda generica equivale ad abdicare alla ricerca
- contenere concetti empiricamente valutabili: immagina concetti che non
potessero tradursi concretamente - essere interessante: se non ti consentisse di pervenire a nuova conoscenza, sarebbe un esercizio vuoto.
Approccio
Può essere di tre tipi:
a) Quantitativo
Si tratta di quell’approccio che esalta l’aspetto quantitativa dei fenomeni e che, partendo dal campione in indagine, conduce a valutazioni di ordine generale.
Non a caso, si svolge tramite misurazioni, analisi statistiche dei dati, osservazione sperimentale.
b) Qualitativo
Questo approccio pone al suo centro l’aspetto qualitativo sia dei casi indagati che dei criteri cui si fa appello.
Consente di scendere in profondità e di guardare alle specificità guardando alla complessità del fenomeno in indagine
c) Misto
Particolarmente seguito nelle ricerche infermieristiche e in quelle sociali, questo approccio risulta dall’integrazione del metodo quantitativo con quello qualitativo combina.
Tieni presente che la scelta dell’approccio determina la formulazione della domanda di indagine.
- Approccio quantitativo
La domanda si struttura con modalità deduttive che esalteranno le relazioni tra variabili o le modalità con cui le variabili influenzano gruppi diversi
- Approccio qualitativo
In questo caso l’interrogativo privilegia una formulazione induttiva scevra da valutazioni predeterminate
- Approccio Misto
“Integrazione”, “cooperazione, saranno due delle parole che potrai usare nel porre la domanda. D’altro canto, come meglio poter esprimere l’integrazione quali-quantitativa?
Lo stato dell’arte ( se esistente)
La letteratura pregressa e relativa a quella indagine
Oggetto della ricerca:
- Opti per uno studio esplorativo- descrittivo?
In questo caso, come indicato dal suo nome, avrai di mira l’esplorazione e la descrizione dei dati ed è per questo che, dinanzi alle relazioni tra le variabili oggetto della tua ricerca dovrai tenere un atteggiamento ben preciso: dovrai mettere in conto, con onestà intellettuale, l’idea di dover accogliere quelle variabili non prevedibili con valutazione aprioristica.
- Scegli, invece, uno studio confermativo modellistico?
Bene, in tale ipotesi ti poni nella prospettiva esattamente inversa a quella precedente.
E dovrai partire dalle ipotesi che hai formulato circa la/le relazione/i tra variabili aprioristicamente valutate e verificarne la loro compatibilità con i dtai di cui disponi.
A cosa serve?
A creare modelli analitici sottoponibili a inferenza statistica in modo da dedurre caratteristiche generali di un gruppo a prescindere dal campione in esame.
Siano essi empirici che concettuali
Obbiettivo dello studio
Metodo di raccolta dei dati
A seconda dell’approccio adottato dal ricercatore si distingue in “metodo quantitativo” e “metodo qualitativo”
- Metodo quantititativo
Riguarda fenomeni che sono di per sé oppure possono essere trasformati in dati misurabili numericamente e l’analisi di tali viene compiuta con strumenti statistici.
Le particolarità vengono osservate per indurre le caratteristiche generali del gruppo cui quei dati appartengono.
Il campionamento, nella ricerca quantitativa, è casuale: si sceglie un campione rappresentativo di una certa entità dal quale estrapolare dati e inferire risultati riferibili all’intera popolazione da cui il campione è tratto.
In considerazione della sua natura, la ricerca di tipo quantitativo predilige lo studio delle relazioni di causa ed effetto tra variabili.
- Metodo qualitativo
La ricerca qualitativa non si interessa ai grandi numeri perché non ha ad oggetto fenomeni misurabili.
Al contrario, si interessa di singoli aspetti e si può definire “immersiva” dal momento che mira alla comprensione profonda del fenomeno che studia e la sua finalità è descriverlo non misurarlo come nella ricerca quantitativa.
Il campionamento è presidiato da criteri di selezione non casuali e, quindi, di tipo
Ambiente e/ o Contesto di raccolta dei dati
Entrambi dipendono dal tipo di campionamento prescelto
Analisi dei dati
Una volta raccolti, i dati vengono analizzati al fine di pervenire al giudizio di valutazione in funzione della domanda di ricerca
Se la questione ti sembra articolata e complessa…sappi che questo è soltanto un piccolo riepilogo di elementi imprescindibili e dal contenuto nonché dalla struttura assai più complessi anche in ragione dell’ampio dibattito esistente in seno agli approcci quantitativo-qualitativi-misti.
La strada della ricerca è impegnativa, molto.
Richiede una forte volontà, determinazione, costanza e spalle grandi che possano reggere lo studio, l’esperienza sul campo e i sacrifici che ne conseguono.
Però, come dico ai ricercatori che seguo, la parola “sacrificio” deriva dal latino “sacrum facere” cioè “fare cose sacre” e, quindi, “sacrificio” significa “rendere sacro il fare”.
E cosa c’è di più “sacro” se non una ricerca in grado di far compiere all’umanità un passo avanti nella conoscenza?
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