
Fino qualche anno fa, scrivere era un gesto solitario, lineare, talvolta un atto che imponeva rispetto.
Oggi è un gesto dialogico complesso perché chi scrive, spesso, si confronta con l’AI.
Ebbene, l’intelligenza artificiale non è soltanto uno strumento che genera testi: è un interlocutore che obbliga ognuno di noi a domandarci:
- quale sia il messaggio che, veramente, vogliamo trasmette alla nostra platea di lettori
- in quale modo le nostre scelte semnatiche ci rendano riconoscibili
Sono, entrambi, temi importanti dal momento che ci troviamo in un periodo storico-comunicativio in cui forma e correttezza sono replicabili e nel quale la scrittura umana deve riconquistare un ruolo più alto: la scrittura deve diventare luogo di posizionamento, responsabilità, e scelta semantica consapevole.
Oggi, l’autorevolezza non passa più da spot a buon mercato, ma si costruisce attraverso
👉 atti intenzionali,
👉 coerenza narrativa
👉 etica del linguaggio.
L’autorevolezza non èsolo una parola, ma un modo di essere
Ti sei accorta/o come la persona che ti legge vuole sapere da dove parli, perché lo fai, quali mari di affermazione o sgomento hai attraversato e su quale battigia hai scelto di posare la verità della tua esperienza?
L’autorevolezza, oggi, richiede trasparenza intellettuale.
Perché non è più sufficiente mostrare la sola competenza: serve raccontare la traiettoria.
Come farlo?
Ti condivido alcune tecniche:
🔹inserisci micro-autonarrazioni che rivelino da dove nascono i tuoi argomenti o, più in generale, ciò di cui parli
🔹alterna il “so cosa dico” con “ecco cosa ho imparato sbagliando”
🔹esplicita la tua posizione, la fase professionale in cui trovi, i dubbi che attuali che campeggiano nella tua mente.
Ecco un esempio:
“Per anni ho pensato che chiarezza significasse semplificazione. Poi ho capito che, per me, chiarezza vuol dire anche dare un nome alla complessità“.
L’autorevolezza non si dichiara. Si dimostra nel processo
L’AI ci obbliga a mettere in chiaro non soltanto cosa produciamo in temrini di scrittura, ma come siamo arrivati a quel prodotto comunicativo.
Ma, questo, all’autorevolezza non basta.
Lei esige che tu, autore o autrice, condivida il processo cognitivo, creativo e critico che ti ha consentito di scrivere un determinato testo .
L’autorevolezza vuole che, leggendoti, il tuo pubblico possa partecipare “a” e “di” quel processo che ha guidato te, la tua mente, il tuo pensiero laterale.
E puoi farlo
🔹condividendo le versioni scartate o alternative di un tuo contenuto
🔹raccontando l’evoluzione di un’idea, comprese quelle che sono nate proponendo un prompt all’AI
🔹spiegando cosa hai deciso di non dire e perché.
Per esempio:
“Ho chiesto una sintesi all’AI, ma la mia voce si è persa. Allora, ho deciso di riscrivere io stesso il testo: dell’output ho mantenuto soltanto l’impianto logico”.
L’autorevolezza si costruisce nella coerenza dinamica
La verità è che non siamo tenuti a sorprendere di continuo, a concorrere competitivamente nel circolo vizioso del “chi pubblica il post più luccicoso”.
Ciò a cui la comunicazione ci chiama è costruire riconoscibilità. E farlo rimanendo fedeli alla propria voce mentre la nostra vita personale e professionale si evolve, va incontro al cambiamento, lo segue e lo persegue.
A questo scopo puoi sperimentare
🔹il ricorso a concetti o immagini utilizzati in testi precedenti e rielaborati nell’attualità.
🔹chiudendo cerchi aperti e riconnettendoti a pensieri lasciati in sospeso.
🔹usando una struttura narrativa ricorrente sino a diventarti familiare.
Eccoti un esempio:
“Se mi segui da un po’ di tempo, sai che torno spesso su questo nodo: che cos’è, oggi, un testo autentico?”
L’autorevolezza è…sguardo sul mondo
Scrivere in modo autorevole vuol dire una cosa molto importante: guardare la realtà circostante e guardare se stessi con l’intelligenza (nel senso latino del termine, cioè “scegliere, leggere stando in mezzo alle cose”) che sa osservare il contesto contingente
Cogliere I segnali, i bisogni, le sfumature, i chiaroscuri è un atto di quella intelligenza che sa leggere i contesti e consente di viverli.
Prova!
🔹Parti da un dettaglio concreto della realtà: una scena, una frase, un gesto.
🔹Chiediti: “Quest’ idea, per chi è utile oggi?”.
🔹Alterna osservazione personale, dati, segnali deboli.
Per esempio:
“Ieri, in treno, una bambina ha chiesto alla madre: ‘Ma chi li inventa i pensieri?’. È stato in quel momento che ho capito di cosa posso, devo e voglio scrivere.”
Autorevolezza è fare scelte stilistiche etiche
Scrivere con l’AI ci costringe a decidere quale sia il linguaggio del nostro posizionamento.
Lo stile non è solo una pura questione estetica: è scelta di posizione culturale e valoriale.
E, allora,
🔹 usa metafore che includano, non che separino
🔹 opta per il “noi”, MA solo se puoi sostenerlo con responsabilità.
🔹rivolgiti una domanda semplice: “Questa frase chiarisce o impressiona?”
Esempio:
“Avrei potuto usare una formula più ammaliante, ma ho scelto questa: meno brillante, più giusta.”
Il linguaggio lo si vive, non lo si usa soltanto.
I contenuti si moltiplicano, i testi si rincorrono, un click dopo l’altro, di token in token alla ricerca di pattern su base statistica: una giostra .
Ecco, in tutto ciò scrivere è un gesto di responsabilità semantica all’intreno della quale abita la riscrittura del nostro sguardo del nostro limite cos’ come della presenza.
Mentre l’AI perfeziona la performance, a noi umani imane il compito più delicato: presidiare il senso.
🎯 E tu, quale spazio di senso difendi ogni volta che scegli di scrivere davvero?